Quella del Consorzio Correzione Fiume Ticino (CCFT) è una storia centenaria, affascinante, ricca di personaggi ed eventi significativi.
Il filo rosso che lega assieme tutti i tasselli di questa complessa vicenda è rappresentato dal rapporto profondo che lega il nostro territorio al fiume che dà il nome al nostro Cantone, dal desiderio di controllarlo e allo stesso tempo di valorizzarlo, affinché potesse offrire nuove opportunità di crescita alla popolazione ticinese, come avvenne di fatto con la bonifica del Piano di Magadino.
Le prime proposte di correzione del corso del fiume risalgono all'inizio del XIX sec., quando emerse la ferma volontà di porre in essere un piano di intervento per arginarne la potenza devastante. Infatti, nel corso del tempo, gli straripamenti del fiume Ticino distrussero a più riprese le regioni situate lungo il suo corso. Ricordiamo, a titolo esemplificativo, il tragico evento che si determinò tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre del 1868 in occasione dell’alluvione più disastrosa che il Cantone Ticino ricordi. In quella funesta occasione il fiume Ticino raggiunse una larghezza di tre chilometri con una portata di colmo di 2’500 metri cubi al secondo, provocando 41 vittime e oltre sei milioni di franchi di danni. Tutto ciò diede un impulso decisivo alla correzione del Fiume Ticino che si realizzò negli anni successivi.
Durante la piena del 1868, il livello del Lago Maggiore si alzò di otto metri e la Piazza Grande di Locarno fu sommersa da quasi tre metri di acqua. Fonte: sconosciuta.
Il 23 luglio 1914 si verificò un’altra disastrosa alluvione. Il Fiume Ticino, che superò di 50 centimetri il livello raggiunto durante la buzza dell’anno precedente (portata di colmo di oltre 1’600 metri cubi al secondo), fuoriuscì tra l’altro a nord di Bellinzona, inondando gran parte della cittadina; a sinistra si riconosce l’opera di difesa medievale della Murata del Portone.
All’inizio degli anni 1880-1890 l’opera di sistemazione del Fiume Ticino conobbe una svolta. Nel 1882 Francesco Banchini, ingegnere capo tecnico del Cantone Ticino, elaborò due progetti di correzione: uno prevedeva una sezione di scorrimento semplice, l’altro una sezione composita a doppio trapezio caratterizzata da un canale principale e da due canali secondari. La Confederazione optò per la seconda variante e nella primavera del 1885 fu inoltrato il progetto definitivo allestito dall’ingegnere Giuseppe Martinoli. Il 20 aprile 1885 il Consiglio di Stato sottopose al Gran Consiglio due progetti di legge: uno per il sussidio delle opere di correzione e arginatura del Fiume Ticino e dei suoi affluenti, l’altro per l’istituzione di un Consorzio per la sistemazione del Fiume Ticino dal riale di Sementina al Lago Maggiore. Ne seguì un acceso dibattito parlamentare e alla fine, grazie in particolare a Gioachimo Respini, strenuo difensore della correzione del Fiume Ticino, nel mese di maggio del 1885 i due progetti di legge furono approvati dal Legislativo cantonale. Gli oppositori alla correzione promossero allora un referendum che conobbe grande successo soprattutto nel Luganese e nel Mendrisiotto, ragione per cui il 12 luglio 1885 si dovette procedere ad una votazione popolare: i decreti approvati dal Gran Consiglio furono respinti.
Planimetria con il progetto di correzione del Fiume Ticino da Sementina al Lago Maggiore (1888) e particolare con le sezioni trasversali degli argini sommergibili.
Disegni originali in scala 1: 4’000 conservati presso la sede del Consorzio Correzione Fiume Ticino.
Il Consiglio di Stato decise comunque, contro la volontà popolare, di passare dalle parole ai fatti. Sulla base della Legge sulle arginature dei fiumi e dei torrenti (9 giugno 1853), il 14 settembre 1886 fu emanato il Decreto per l’istituzione del Consorzio per la sistemazione del Fiume Ticino dal riale di Sementina al Lago Maggiore. Ne facevano parte tutti i proprietari di terreni e immobili sul Piano di Magadino, lo Stato del Cantone Ticino (quale proprietario delle strade) e la Ferrovia del Gottardo (come proprietaria delle linee ferroviarie). Le spese per le opere beneficiavano di importanti sussidi federali e cantonali; ogni membro del Consorzio era inoltre tenuto a partecipare alle spese in proporzione all’utile derivante dall’esecuzione dei lavori.
La bonifica del Piano di Magadino
Negli anni 1880-1890 le autorità cantonali avevano deciso, soprattutto per ragioni di natura finanziaria, di realizzare la bonifica vera e propria del Piano di Magadino solo dopo che le opere di correzione del Fiume Ticino avessero prodotto i loro effetti. A cavallo tra il XIX e il XX secolo, parziali lavori di prosciugamento furono eseguiti a Camorino, Gordola e Riazzino da consorzi locali. Nel contempo, più voci si levarono, invano, affinché sul Piano di Magadino si desse avvio a un progetto generalizzato di trasformazione delle aree paludose e boschive in terreni coltivabili. Una svolta in tal senso giunse solo durante la prima guerra mondiale; nel 1917 il Consiglio federale, confrontato con i gravi problemi di approvvigionamento del Paese, invitò i Cantoni ad aumentare la loro produzione agricola. Lo stesso anno il Governo ticinese stabilì l’obbligo di mettere a coltura tutti i terreni incolti o insufficientemente sfruttati, in modo particolare quelli del Piano di Magadino, istituendo nel contempo l’Ufficio tecnico della bonifica.
La prima fase dei lavori iniziò nell’autunno del 1918, con la costruzione di una serie di canali a Cadenazzo, Sant’Antonino, Gerra Piano e Riazzino. Creato il 16 settembre 1920 dal Consiglio di Stato, il “Consorzio obbligatorio per la bonifica del Piano di Magadino” (con sede a Bellinzona) incontrò presto l’opposizione di gran parte dei proprietari terrieri che, di fronte all’approssimazione con cui erano compiuti gli interventi di miglioria, si rifiutarono di pagare i contributi consortili, determinando la sospensione dei lavori già nel 1921. Dopo interminabili discussioni sul piano comunale, cantonale e federale nonché svariate difficoltà di ordine materiale e procedurale, nel 1929 l’Ufficio tecnico della bonifica poté finalmente avviare la seconda fase delle opere di bonifica sul Piano di Magadino (conclusasi nel 1942), in base a precise direttive emanate dal Consiglio di Stato.
Rilevamento della sezione 14 del foglio XIX della Carta topografica della Svizzera (detta carta Dufour) eseguito negli anni 1853-1854 dall’ingegnere neocastellano Henry L’Hardy, genero di Guillaume-Henri Dufour.
Alla vigilia della seconda guerra mondiale, le autorità federali emanarono disposizioni volte a estendere le superfici coltivate e a incrementare la produttività agricola, così da garantire gli approvvigionamenti e l’autosufficienza alimentare (piano Wahlen). Il Cantone Ticino, solo per quanto concerne l’anno 1940, fu tenuto ad aumentare di 460 ettari le aree destinate alla coltivazione. Nel Piano di Magadino, i proprietari di fondi con una superficie superiore a 8’000 metri quadrati furono obbligati a metterne a coltura almeno un quarto. Il Consiglio di Stato istituì inoltre quattro consorzi obbligatori di coltivazione al fine di rendere produttivi i terreni incolti o non sufficientemente sfruttati.
Con la realizzazione delle principali opere di prosciugamento e della rete stradale nell’ambito del raggruppamento dei terreni si concluse il secondo periodo della bonifica. Nella terza fase di lavori, che durò dalla primavera del 1942 al 1955, il Consorzio eseguì varie opere complementari, anche tenendo conto delle richieste formulate negli anni precedenti dai proprietari di terreni sul Piano di Magadino.
Disegni originali in scala 1: 4’000 conservati presso la sede del Consorzio Correzione Fiume Ticino.
La quarta fase della bonifica del Piano di Magadino, che si protrasse dal 1956 al 1966, ebbe un duplice obiettivo: da una parte apportare migliorie alle opere eseguite in precedenza, dall’altra realizzare i lavori previsti da lungo tempo ma sempre rinviati per ragioni di natura finanziaria, come la pavimentazione della strada Gudo-Cadenazzo.
La quinta ed ultima fase della bonifica, che durò dal 1966 al 1977, fu essenzialmente caratterizzato dalla pavimentazione di parte delle strade di proprietà del Consorzio (in totale, circa 140 chilometri), soprattutto delle vie più trafficate e di conseguenza sottoposte a maggiore usura, e dalla costruzione di un nuovo ponte in cemento armato sul Fiume Ticino a Gudo realizzato tra il 1971 e il 1974 in sostituzione di quello in ferro risalente al 1907.
Il lavoro del CCFT continua ancora oggi
Ponendo costantemente la sua attenzione sulla sicurezza del comprensorio, dal Fiume Moesa al Lago Maggiore, e seguendo le indicazioni degli aggiornamenti delle legislazioni federali e cantonali, il Consorzio Correzione Fiume Ticino non ha certamente esaurito il suo compito con l’arginatura del fiume.
Infatti, oltre all’ordinaria e fondamentale opera di manutenzione di argini e canali, affidata al suo personale tecnico direttamente sul territorio, il Consorzio negli ultimi anni ha promosso importanti interventi di ingegneria idraulica, necessari per l’adeguamento dei manufatti alle nuove norme di sicurezza in seguito a costanti verifiche da parte degli enti federali e cantonali.
Ma l’obiettivo del Consorzio non è soltanto la sicurezza: la questione ambientale è diventata sempre più importante e, seguendo le raccomandazioni dell’autorità federale, gli interventi di rinaturazione e riqualifica ambientale saranno vieppiù presenti nella sua attività.
Consorzio Correzione Fiume Ticino Viale S. Franscini 8, 6500 Bellinzona